Secondo
uno studio, è quando l'introito di calorie raggiunge valori troppo
elevati e il nostro tessuto adiposo non riesce a gestirlo che i
lipidi causano l'insorgenza della sindrome metabolica
Numerosi
studi hanno mostrato che i sintomi che caratterizzano la sindrome
metabolica – insulino-resistenza, ipercolesterolemia, steatosi
epatica, elevato rischio di diabete, malattie cardiovascolari e di
ictus – sono tutti legati all’obesità. Un nuovo studio avanza
un’ipotesi originale e destinata a far discutere: l’obesità,
secondo i ricercatori della University of Texas Southwestern che
pubblicano in proposito un
articolo sulla rivista Trends in Endocrinology and Metabolism,
avrebbe un ruolo protettivo nei confronti dell’organismo.
In
effetti, come spiega Roger Unger, che ha guidato la ricerca,
l'obesità consiste nell'immagazzinare i lipidi nel tessuto a cui
appartengono, quello adiposo, in uno sforzo di proteggere gli altri
organi dai loro effetti tossici. È quando l'introito di calorie
raggiunge valori troppo elevati e il nostro tessuto adiposo non
riesce a gestirlo correttamente che i lipidi si diffondono in altri
distretti anatomici, causando l'insorgenza dei sintomi che
costituiscono nel loro insieme la sindrome metabolica.
A
sostegno della teoria di un ruolo protettivo dell'obesità, Unger,
che già nel 1994 aveva coniato il termine "lipotossicità"
per caratterizzare i danni dei lipidi, fornisce alcuni dati. Le
manipolazioni genetiche sui topi che aumentano o diminuiscono la
formazione di tessuto adiposo hanno dimostrato che l'adipogenesi
ritarda altre conseguenze metaboliche dell'iperalimentazione. Ed è
vero anche il contrario, sottolinea il ricercatore:
in
alcuni casi, si è trovato che i topi resistenti all'obesità hanno
sviluppato forme gravi di diabete dopo aver assunto dosi eccessive di
cibo, come risultato dell'accumulo di lipidi in tessuti diversi da
quello adiposo.
Per
quanto riguarda l'insulino resistenza, non è chiaro se essa sia una
causa primaria della sindrome metabolica o sia solo una delle sue
espressioni. Ma anche su questo, Unger esprime un'idea
controcorrente: l'insulino-resistenza non sarebbe la causa della
sindrome metabolica ma un “prodotto di scarto passivo” della
deposizione del grasso nel fegato e nei muscoli quando
l'immagazzinamento nelle cellule adipose comincia a venir meno.
Inoltre,
lo studioso sostiene che le cellule che hanno già una quantità
eccessiva di grasso cominciano a fare a meno del glucosio,
determinando l'aumento dei suoi livelli nel sangue e nelle urine.
Al
punto di transizione tra l'obesità protettiva sta la resistenza
all'ormone leptina, noto per i suoi effetti di soppressione
dell'appetito.
"Raggiunta una certa età , quasi tutti diventano resistenti alla leptina", conclude il ricercatore. "I meccanismi naturali cessano di proteggerci una volta trascorsa l'età riproduttiva." (fc)
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