Il punto
di partenza per perdere peso consiste nell'attivazione del
metabolismo (tanto difficile da ottenere quando si riduce la quantità
di cibo) tramite una graduale educazione al movimento e
un'intelligente distribuzione dei pasti nella giornata.
I tre
cardini attorno ai quali ruotano tutte le regole.
- l'attivazione metabolica
- la calma insulinica
- la qualità dei nutrienti
Attivazione
metabolica
Un
metabolismo attivo significa un organismo che lavora a pieno regime:
nel consumo delle calorie, nell'eliminazione delle tossine, nella
riparazione dei tessuti danneggiati, nella rapidità e brillantezza
mentale e nella capacità di esprimersi dal punto di vista fisico.
Un
metabolismo pigro, al contrario, significa consumi calorici
rallentati, indolenza fisica e mentale, accumulo di tossine, lentezza
nel recupero e facilità di ingrassamento e inerzia nel dimagrimento.
Di
regola, non appena l'introduzione di cibo diminuisce, l'organismo
risponde rallentando i consumi, un fatto che molte diete trascurano e
che ci spinge a evitare accuratamente la ‘prigionia’ del
conteggio delle calorie.
Nella
storia della nostra evoluzione, abbiamo sempre avuto più paura della
fame che della sovrabbondanza, e il nostro corpo “ragiona” in
termini evolutivi.
Il nostro
organismo tende a risparmiare ogni caloria assunta non appena
registra una carenza di cibo. Questo “ragionamento” ha mille
volte salvato la vita degli uomini primitivi e nelle ere passate, ma
oggi può accorciarcela in modo drammatico perché le restrizioni
alimentari rischiano di far rallentare pericolosamente il ritmo
metabolico complessivo.
Grazie al
principio evolutivo di “prudenza” adottato dall'organismo, poi,
quando l'assunzione calorica torna nella norma occorrerà del tempo
prima che torni al suo consumo ottimale. Nel frattempo il corpo
riacquisterà - grammo dopo grammo - ogni molecola di peso
faticosamente perduta, con il rischio aggiuntivo del continuo
oscillare del peso, oggi correlato con il rischio cardiovascolare
ancora più della semplice obesità.
Se quindi
è vero che il dimagrimento avviene solo quando la quantità di
calorie assunta è inferiore a quella consumata, lo stesso risultato
si otterrà più facilmente assecondando le naturali tendenze
del corpo piuttosto che contrastandole.
Le vie
privilegiate per l'attivazione metabolica (il cui scopo è
quello di mantenere alti i consumi energetici, potendo quindi
alimentarsi in modo sano ed equilibrato anche in regime di
dimagrimento), sono sostanzialmente due:
- la distribuzione dei pasti nel corso della giornata,
- l'attivazione fisica.
Basta il
rispetto di questi due punti per innalzare stabilmente i consumi
energetici quotidiani, da una parte accelerando il dimagrimento e
dall'altra risvegliando in modo positivo l'intero organismo, con
notevoli effetti a cascata sia dal punto di vista fisico che mentale.
Distribuzione
dei pasti
Al
risveglio, al mattino, il nostro corpo riceve un segnale ambientale
che dice se c'è abbondanza o carenza di cibo. Una colazione
abbondante e completa poco dopo il risveglio, dice all'organismo che
può consumare energie senza preoccupazione, e attiva in modo
completo tutti i sistemi metabolici fisici e mentali. In altre parole
si vive al 100%.
Quando il
metabolismo è rallentato, non succede che tutto il corpo rallenta
(per esempio, al 90%): vengono invece operate delle scelte
qualitative precise, che lasciano magari alcuni sistemi attivi al
100% e altri al 70, 60, 50%.
La logica
è che sistemi “meno urgenti” (come quello immunitario, o quello
emuntore) possono rimandare le loro funzioni di qualche ora o qualche
giorno. Ma se il rallentamento metabolico diventa costante, nei
distretti considerati “meno urgenti”?
Le
conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: allergie, intolleranze,
malattie degenerative, invecchiamento precoce. Vivere al 90% (o al 70
o al 50%) significa quindi, prima di tutto, perdere un equilibrio
prezioso per la nostra vita. La distribuzione dei pasti nel corso
della giornata prevede dunque una colazione ricca e completa, un
pranzo equilibrato ed una cena leggera.
Questa
distribuzione delle calorie fa sì che il corpo parta a pieno regime
e rallenti il proprio ritmo solo alla sera, in modo da limitare la
fase notturna di accumulo, e da evitare la stratificazione dei grassi
tipica di chi mangia in eccesso prima di coricarsi, con i vantaggi
aggiuntivi legati alla qualità del sonno e alla riduzione dello
stress.
Attivazione
fisica
Il
secondo segreto per mobilitare il metabolismo è il movimento fisico,
che svolto in modo regolare e costante procura un'attivazione
coerente di tutti i distretti, che dura nel tempo e non diminuisce
durante lo stato di riposo.
Collegando
sedentarietà e infermità, l'organismo tende anche in questo caso a
orientarsi verso il risparmio energetico (l'uomo primitivo ferito non
poteva facilmente procurarsi cibo!), quindi verso l'accumulo di
grassi e il rallentamento dei ritmi biologici.
Il tipo
di esercizio fisico più idoneo per l'attivazione metabolica è
sicuramente quello più simile all'attività naturale dell'uomo
primitivo: lunghe camminate nei boschi con corse occasionali,
nuotate, scalate, sollevamento di pesi, passaggio di ostacoli... per
tutta la giornata.
Esistono
alcuni lavori che implicano vagamente un'attività simile, ma per chi
non ha la ‘fortuna’ di fare l'infermiera, il manovale, il
giardiniere o simili, è necessario fare qualcosa in più delle scale
a piedi o di scendere dal bus una fermata prima.
La scelta
cadrà quindi su forme di movimento che (oltre ad essere consone alle
nostre preferenze, stimolino a sufficienza i nostri sistemi aerobici
e le nostre doti di resistenza: camminare, correre, nuotare,
pedalare, pattinare, sci da fondo, canottaggio, step, ginnastica
aerobica... ovviamente da cominciare a praticare con lamassima
gradualità e soprattutto divertendosi.
L'attività
fisica scelta deve essere tale da consumare una quantità sufficiente
di calorie, stabilita in modo individualizzato. Il regolare utilizzo
degli apparati muscolari, scheletrici e cardiovascolari, inoltre,
porta ben presto a una crescita in valore assoluto della massa magra,
che aumenterà, per così dire, la nostra “cilindrata”,
incrementando i nostri consumi energetici anche a riposo e attivando
in modo equilibrato ogni apparato, con conseguenze stupefacenti
sull'attivazione metabolica complessiva.
Il
movimento aerobico regolare e costante ha anche effetti molto intensi
sul nostro benessere psicofisico: migliora la funzionalità
insulinica, elimina tossine, stimola la resistenza fisica al dolore,
produce endorfine a livello cerebrale, aumenta la nostra massa
muscolare, ha effetto antidepressivo, abbassa la pressione arteriosa,
ripulisce le arterie dal colesterolo “cattivo” LDL, solo per
citarne alcune.
La
calma insulinica
L'insulina
è l'ormone secreto dal pancreas che ha l'importantissima funzione di
regolare, con il suo intervento, il livello degli zuccheri nel
sangue. Non è la sua sola funzione, naturalmente. È anche
coinvolta, infatti, nella ricostituzione delle scorte di glicogeno
(lo zucchero di riserva del mondo animale), così come nell'accumulo
di grassi di riserva.
Per tutte
queste sue funzioni, che sono centrali nelle dinamiche di
ingrassamento e nel sostenimento di un eventuale stato di
infiammazione interno, l'attento controllo del comportamento
dell'insulina nell'organismo può aiutarci a ridurre il peso in
eccesso e, contemporaneamente, a proteggerci dall'insorgere o
dall'aggravarsi di numerose malattie: dal diabete all'infarto,
dall'obesità alle allergie.
L'azione
principale dell'insulina è quella del “pompiere” che è chiamato
a spegnere un “incendio zuccherino” divampato nel sangue. Se il
livello ematico di zuccheri è troppo basso, fa partire
immediatamente lo stimolo della fame; se è troppo alto, invece, il
rischio di tossicità è talmente elevato, che un segnale d'allarme
viene tempestivamente inviato al pancreas perché secerna la quantità
di insulina necessaria a spegnere l'incendio.
Il nostro
corpo dunque, considera “normale” un livello di zuccheri nel
sangue estremamente stabile. La compensazione degli eccessi, in
particolare, è considerata un evento eccezionale, come una sbronza o
un'indigestione (gli uomini primitivi non avevano infatti a
disposizione una quantità di zuccheri e amidi nemmeno vagamente
simile a quella attuale!).
Il nostro
corpo del Pleistocene, dunque, tutte le volte che si ciba di un
piatto di pasta bianca raffinata, non appena vede salire la glicemia,
manda un forte segnale di allarme, che chiama in azione l'insulina
fino a che i livelli non sono di nuovo regolati.
Tale
operazione però presenta diversi inconvenienti. Prima di tutto noi
sappiamo che quando c'è un'emergenza non si può andare troppo per
il sottile. Dunque via con gli “estintori”. Pazienza se poi la
capacità del pancreas di produrre insulina non è eterna.
Un
continuo utilizzo di questo ormone tende a provocare, negli anni, un
diabete, ovvero un'incapacità di far fronte ai rialzi glicemici.
L'insulina in circolo, inoltre, crea una predisposizione organica di
tipo infiammatorio, attraverso lo stimolo alla produzione di
citochine che orientano l'azione del sistema immunitario in quella
direzione, con conseguenze patologiche di vario genere.
Ma non
finisce qui. Il “pompiere” continua la sua azione sul sangue
(c'era un incendio, no?) fino a che non è ben sicuro che non vi sia
più rischio di propagazione delle fiamme. Dunque non si fermerà
proprio nel punto perfetto, ma proseguirà ancora un poco la sua
azione, fino a far scendere un po' più in basso (diciamo a livello
di “sicurezza”) la glicemia.
A quel
punto (una o due ore dopo l'assunzione del “piatto di pasta”) ci
troveremo con la glicemia bassa, e avremo uno stimolo alla fame, che
ci spingerà a mangiare di nuovo. Ma sarà una fame fasulla, non
corrispondente ad un reale bisogno del nostro organismo. Facendo di
nuovo uno spuntino a base di soli carboidrati, la nostra glicemia
risalirà repentinamente, con ulteriore intervento dell'insulina e
ripetizione del ciclo.
Solo
dalla comprensione dei perché (evolutivi) e dalle dinamiche
(metaboliche) di questo meccanismo molto pericoloso, potremo capire
perché - talvolta senza accorgercene - ingrassiamo.
Solo con
la messa in atto di alcuni salutari comportamenti alimentari volti al
mantenimento della calma insulinica, potremo invertire la tendenza e
pensare di ridurre il nostro peso in eccesso.
I metodi
per il raggiungimento della calma insulinica si basano essenzialmente
su:
- Accoppiamento proteine/carboidrati
- Scelta di cibi a basso indice glicemico
- Carico glicemico controllato
- Utilizzo prevalente di carboidrati integrali o ricchi di fibra
- Rifiuto di cibi zuccherini raffinati industriali
- Aumento della sensibilità recettoriale attraverso il movimento
- Controllo dello stress e riduzione del fabbisogno zuccherino
Solo con
l'inserimento graduale nelle nostre abitudini quotidiane di tutti i
metodi qui accennati sarà possibile intervenire in modo deciso
sull'attività dell'insulina all'interno dell'organismo.
Nessuno
di questi metodi è singolarmente decisivo, ma la loro armonica
acquisizione consentirà di dimagrire ritrovando benessere e salute
in modo naturale e senza forzature.
La
qualità dei nutrienti
Qualunque
regime alimentare rivolto al benessere e alla salute, oltre che al
dimagrimento, non può trascurare l'importanza di un apporto di cibi
sani, dalle elevate qualità nutritive.
Non
servono troppi perché per spiegare questo punto. Il nostro apparato
digerente si è evoluto per nutrirsi dei cibi naturali disponibili
nelle valli e nelle foreste: foglie, bacche, radici e occasionalmente
carne di piccoli e grandi animali.
I cibi
venivano consumati quasi sempre crudi, con tutta la loro fibra e,
quel che è più importante, appena colti dagli alberi, o strappati
alla terra o alla vita. Il contenuto di vitamine, di oligoelementi,
di fibra era del tutto inalterato, e la varietà di cibi diversi, in
piccole quantità, era un obbligo assoluto.
Inutile
perdersi in dimostrazioni pseudoscientifiche del fatto che mescolando
farina bianca raffinata, crusca di grano, zucchero e un pasticcio di
vitamine varie, in fondo si offre un mix accettabile.
Il buon
senso, prima di qualunque ricerca, ci dice che i cibi freschi, crudi
e ricchi di fibre, sono quelli per i quali il nostro sistema
digestivo si è strutturato.
È
necessario quindi dare massima importanza al controllo della qualità
dei cibi. Col tempo si scoprirà con sorpresa, che i cibi più sani
sono anche, molto spesso, quelli più buoni.
Le regole
che fanno riferimento alla qualità dei cibi, sono quelle relative a:
- Indice glicemico
- Abbondanza di frutta e verdura
- Assunzione di fibra indigeribile
- Freschezza e biologicità dei cibi
- Crudità e trattamenti di cottura blandi
- Scelta preferenziale di cibi integrali
- Colore dei cibi
- Digeribilità dei cibi
- Rotazione degli alimenti verso i quali vi siano intolleranze
- Riduzione al minimo di cibi raffinati o impoveriti
- Riduzione al minimo di cibi conservati, alterati, aromatizzati
- Rifiuto dei grassi idrogenati
Le prime
considerazioni da fare, prima di trarre qualsiasi conclusione in
merito a questo elenco, è che le indicazioni qui riportate devono
essere considerateuna “direzione” e non un obbligo assoluto.
Se è
vero infatti che l'applicazione rigorosa di quanto detto può
grandemente aiutare la nostra dieta-benessere, è anche vero che la
qualità dei cibi va inserita all'interno degli altri punti “cardine”
appena visti (attivazione metabolica e calma insulinica) con i quali
forma una unità inscindibile.
Non
fossilizziamoci dunque su uno o due punti che troviamo “difficili”,
all'interno dell'elenco. Se impiegheremo due mesi o un anno a
imboccare la giusta strada, poco cambierà. Ma una volta imboccatala
la sentiremo “nostra” fino in fondo, con tutti i suoi benefici
psicofisici. Analogamente, ogni conquista, ogni chilo perso, sarà
stabilmente nostro, perché sarà stato compreso (e “digerito”)
anche il perché del precedente squilibrio.
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